Cosa è il Tantra e il matriarcato?
Voglio chiarire un punto non compreso, di cosa sia il Tantra e il matriarcato. Noto con quanta specularità questo termine viene usato in occidente, chiariamo un fatto, intanto la storia del Tantra nasce nelle società matriarcali dell’india meridionale, il matriarcale del tempo portava la donna a rappresentare la madre, intesa come madre terra, la connessione tra due mondi o due dimensioni, quali visibile e invisibile. Non esistevano conflitti e guerre in queste società, i doni venivano distribuiti dalle donne, in quanto lo scambio permetteva di non accumulare risorse, e quelle che avanzavano le distribuivano alla pari. Il senso della vita, li portava a considerare la tribù una parte reale della loro esistenza, non esisteva la monogamia, ma la promiscuità, ed era legata al fatto che i figli portassero un contributo a queste tribù; quindi, non esisteva l’appartenenza di un padre che spesso non si conosceva, in quanto era la tribù stessa che cresceva i figli. Molti associano il tantra al sesso, ma questo non è reale, in quanto il Tantra va oltre il conosciuto, ti riporta alla dimensione del cuore, e all’apertura dei canali o campi energetici, riportando l’essere verso il cambiamento e la comprensione, la Kundalini descritta come Shakti , va a riallinearsi con quella di Shiva un incontro di liberazione verso le illusioni.
La filosofia tantrica risale alla notte dei tempi, appartiene a popolazioni pre vediche, ai dravidici; ma forse, come alcuni ricercatori sostengono, appartiene ad una cultura universale antichissima di cui si sono perse le tracce ma che si ritrova in rituali che continuano ad esistere in varie parti del mondo, in forma rivisitata, nelle religioni, nelle società misteriche e nelle filosofie orientali ed occidentali.
I dravidici erano una popolazione autoctona residente nel continente indiano oltre 5000 anni fa, pacifica, come hanno evidenziato gli scavi a Mohenjodaro nel Sindh ed Harappa nel Punjab: città ben strutturate senza tracce di mura o di armi; la cultura era matriarcale e già si parlava di rituali sessuali confermati dalla scoperta di alcune piastrine che rappresentano l’unione di Shiva e Shakti.
Al centro della loro filosofia c’è la Shakti, la Dea Madre, l’energia femminile che dà la vita, si manifesta in mille modi, che permea e muove ogni cosa.
La Madre ama i suoi figli e la creazione è la sua personificazione; la Madre è dolce, è attenta e può dare solo gioia a chi la sa capire ed accettare.
La Madre è anche donna, figlia, sorella : tutte figure pronte a consolarti, ascoltarti, ed amarti, tutte figure che nell’india pre-ariana venivano venerate e rispettate.
Quando si parla di tantra la gente pensa sempre ai rituali sessuali, misterici, dimenticandosi che il tantra è essenzialmente il “culto della femminilità”
I rituali sessuali ci sono, inutile nasconderlo, ma sono limitati a certe persone ed a determinati periodi, con una finalità ben precisa.
Il significato della Parola Tantra è:
TAN oti e TRA yati, espandere e liberare,
Espandere la capacità sensoriale ai massimi livelli, liberare la mente dal vincolo dei sensi e consentirle di decollare, di partire verso l’alto, farla uscire dalla prigione per passare dalla dimensione materiale a quella metafisica e spirituale; esattamente come si fa con la kundalini
Il ruolo della donna, fondamentale nella società tantrica matriarcale, è stato accantonato e distrutto dalle conquiste ariane e non è mai stato più ripristinato.
Greci, romani, ariani, egiziani, tutti praticamente toglievano i figli maschi dall’influenza femminile ed affidavano la loro educazione alle strutture maschili: l’uomo diventa guerriero, conquistatore, impositore della sua volontà.
Tutti gli uomini oggi si sentono “vira” eroi, quando invece nella maggior parte dei casi sono solo “pashu” uomini del gregge.
Mentre le donne si sono dimenticate di essere Devi, dee portatrici della Shakti, di quell’energia femminile che fa girare tutte le cose create; e tentano, nella loro ricerca di evoluzione, di emulare gli uomini.
La filosofia tantrica, sfrondata dai tanti rituali antichi, semplificata e traslata nei nostri tempi, potrebbe rimettere le cose a posto, riportarle all’armonia originale, rivalutare quelle tre parole magiche: venerazione, devozione, rispetto; e far capire, sia agli uomini che alle donne, qual è il loro ruolo per ristabilire l’armonia universale originaria dalla quale ci allontaniamo sempre più e la vera funzione dell’attività sensoriale e sessuale.
Il Tantra è una via, una filosofia di vita non riguarda una sessualità sfrenata, come l’occidente lo vuole far apparire. Al di là della creazione responsabile come requisito fondamentale per quelle tribù, che portavano a far continuare la specie nel tempo.
Mentre il sesso porta ad un limite nel corpo, il tantra porta verso la dimensione della propria essenza, oltre il bisogno, l’aspettativa che nasce nel contesto della sessualità così detta meccanica.
Infatti, coloro che conseguono questa via, si illudono nel pensare che il Tantra possa portare a soddisfare ogni desiderio sessuale. Non solo non è quello l’obbiettivo, ma a dir poco va proprio a lavorare al contrario, staccandosi da quella sessualità basata su schemi, e meccanismi che portano l’essere a svuotarsi della propria energia, invece di riportare tutto all’uno che si è. Chi si avvicina a questa dimensione, se non è per il semplice fatto di riconoscersi come parte integrante dell’universo, non è pronto per questo percorso di vita, quella vita che nella natura abbiamo vissuto fino ai 3 anni.
Per quanto riguarda il termine matriarcato andiamo anche qui in profondità, molto spesso accompagnato anche questo da molti malintesi, in riferimento sia alla parola che alle culture che la descrive. Data la somiglianza linguistica, le società matriarcali sono spesso intese come immagini speculari di quelle patriarcali, considerate come Dominio. Un dominio che fa sì che una minoranza si sostituisca ad un’intera cultura, esercitando un potere che deriva da strutture impositive, proprietà privata, conquiste coloniali, conversioni religiose. Diciamo invece che il Matriarcato ha una storia molto antica, sono rimasti però pochi reperti, in quanto fu distrutto proprio da quello che noi conosciamo come patriarcato. Ma cosa è accaduto e quali erano le differenze? Per rispondere a questo prendo spunto da alcuni ricercatori che come me hanno voluto comprendere questa storia in profondità.
Società matriarcali di tal genere non esistono e non sono mai esistite. “Matriarcato” non significa “dominio di donne”; indica, invece, società create dalle donne: sono società egualitarie di genere, dove la funzione delle donne è centrale, ma è la collaborazione sociale dei due sessi che regola il funzionamento generale della società stessa e la libertà dei due generi. Il sapere economico, politico, sociale e culturale di queste società create da donne è mantenuto, sviluppato e tramandato da donne e uomini in egual misura.
Il significato più antico della parola greca ᾀρχή (arché) è “inizio”, “principio”, “cominciamento”. Da non confondersi con l’altro significato, che pure ha, di “dominio”, “comando”, “governo”, “signoria”, “regno”. I due concetti sono distinti e non possono essere sovrapposti.
“Matriarcato” significa dunque “all’inizio le madri”, «alludendo con ciò sia al dato biologico che le donne generano l’inizio della vita tramite il parto, sia al dato culturale che l’inizio della civiltà è stata creata da loro». Le madri danno origine al gruppo, alla generazione futura e dunque alla società: «le madri sono chiaramente l’inizio; nel matriarcato non hanno bisogno di imporre il loro ruolo con la dominazione» (ibid.). Non, dunque, un rovesciamento del patriarcato, come spesso erroneamente si intende, ma società basate su valori materni, come il prendersi cura, il nutrimento, la pace attraverso la mediazione. Sono valori che valgono per tutti: per chi è madre e per chi non lo è, per le donne e per gli uomini, per gli esseri umani e per la natura di cui fanno parte. Società orientate verso il bisogno, invece che verso il potere. Secondo la ricerca di Franco Capone, riguardo alla civiltà delle donne nel matriarcale, è interessante vedere che mentre per l’uomo la guerra è stato un mezzo in cui la società si è potuta dividere, portando avanti concetti di vita, che separavano e dividevano le civiltà dei tempi antichi, nelle società matriarcali le cose erano ben diverse, al di là dei clan tutto era costituito attraverso regole che portavano le tribù ad uno stato di benessere, dove la ricchezza veniva condivisa, dove lo scambio era la parte più reale della vita in quel tempo. Ma che fondamentalmente non esistevano guerre di potere, sviluppatosi invece in seguito. Come avevo accennato, le donne avevano un ruolo importante in quelle società.
I loro insegnamenti erano pacifici, non erano radicati da concetti limitanti, ecco perché la guerra era sconosciuta.
I valori di quel tempo erano legati alla cura e i bisogni primari della comunità, cerimonie in onore dei cicli della terra, e dei suoi doni. Cosa che nel patriarcato vigeva la giustizia divina, quindi credenze, sacrifici e rigide regole anche sulla sessualità dettate da chi in quel momento governava.
Il matriarcato, quindi, non è un semplice ribaltamento del patriarcato, cioè la dominazione opposta di un sesso sull’altro, ma una vera cultura basata sul bilanciamento dei ruoli.
Anche l’economia era diversa, al posto dello scambio vigeva l’economia del dono. Nello scambio si guarda il valore della merce e si soddisfa un bisogno personale, mentre nel dono non esistono valutazioni merceologiche, si soddisfa il bisogno dell’altro. Lo scambio interrompe la relazione di chi ha dato e di chi ha ricevuto, nel dono no, va ricambiato prima o poi, e la relazione continua.
Nelle società matriarcali capita che il valore dei doni sia più alto o più basso, secondo la volontà e la possibilità delle persone. Ma ciò che si perde materialmente lo si guadagna, in considerazione sociale, e al momento del bisogno i conti tornano sempre. Questa disparità nei doni, per esempio di una tribù che ha avuto un raccolto favorevole e può donare di più, serve anche come equilibrio sociale: la ricchezza viene distribuita meglio.
I doni battono le vendite. Quindi in conclusione la definizione strutturale di matriarcato, si delinea in questo modo chiara e sistematica, si sviluppa in modo induttivo a partire dall’indagine analitica di queste società. Ci sono alcuni elementi fondamentali, comuni alle diverse società, possono essere così parzialmente sintetizzati a livello economico, le società matriarcali creano un’economia bilanciata; le donne distribuiscono i beni e ricercano sempre la mutualità economica;
È un’economia che ha caratteristiche in comune con “l’economia del dono”. Vengono perciò definite società di mutualità economica basate sulla circolazione dei doni.
A livello sociale, sono società orizzontali, non gerarchiche, di discendenza matrilineare.
A livello politico, si basano sul consenso, che produce uguaglianza non solo di genere, ma nell’intera società. Vengono definite società egualitarie di consenso.
A livello religioso e culturale sono caratterizzate da una profonda attitudine spirituale che permea ogni aspetto della vita; tutto il mondo è considerato divino ed ha origine nel divino femminile; questo dà vita a una cultura sacra. Vengono perciò definite società e culture sacre del divino femminile.
Quindi il Tantra matriarcale si basava sulla scoperta del proprio essere, nel raggiungimento della propria armonia e nel potere della propria esperienza, basata sul contatto, e sulla propria energia vitale, trasmutandola da ciò che era la non consapevolezza, a quello che era la comprensione della propria esistenza.
Ogni rito era concepito per portare l’essere verso la propria liberazione, rompendo quei blocchi mentali e corporei, riconducendolo alla propria essenza, con il gioco, la creatività l’amore per se stesso, il movimento e la felicità accompagnandolo per sempre. Il matriarcato era una dimensione di cuore e amore.
E’ una sfida ed è una scommessa: accettiamola per il bene nostro e di tutti gli esseri umani.
Sw. Virananda
Alcune informazioni sono state prese dalla ricercatrice e autrice Heide Goettner-Abendroth che ringrazio vivamente.
Tantra dell’origine alla scoperta del vero sé
Kamala